Di tutto il processo creativo che sta dietro ad un film, il conoscere se l’idea che ci gira in testa già da parecchio, sia effettivamente una buona idea per farne prima una sceneggiatura e poi un film, è una delle ossessioni per tutti gli scrittori.
Nessuno vuole mettersi a scrivere e investire tempo e denaro per una idea mediocre o scadente, l’entusiasmo alla base è importante, e dunque più o meno tutti gli scrittori prima di mettersi al lavoro vogliono sapere, e il più delle volte, lo sanno, se l’idea è davvero buona.
Sarà Nicola Giuliano, produttore cinematografico premio Oscar a inagurare con una lezione introduttiva, sabato 19 ottobre 2024, la 56a edizione del secondo modulo del nostro corso di sceneggiatura cinematografica: “Dal Soggetto alla Sceneggiatura”.
L’incontro, che si tiene tradizionalmente presso la sede della Indigo Film, in via Torino 135,
è una vera e propria lezione, durante la quale Nicola Giuliano elenca le caratteristiche che deve avere un soggetto o una sceneggiatura per attirare la sua attenzione e quella di qualunque altro produttore, e dispensa preziose raccomandazioni, analizza dettagliatamente sequenze di film, ricorda esperienze e aneddoti.
Obiettivo del secondo modulo del corso è scrivere, a partire da un soggetto entro le dieci pagine, una sceneggiatura completa entro le novanta pagine, passando per scaletta, trattamento e scalettone.
Ci sono ancora posti disponibili. Per partecipare al colloquio di selezione, è necessario inviare a traccesnc@gmail.com un c.v entro le due pagine e un soggetto o un racconto entro le dieci pagine.
“Fui chiamato da un produttore per lavorare ad trattamento insieme a Leo Benvenuti e Piero De Bernardi per una miniserie per la televisione, che poi non si fece. La protagonista doveva essere Sophia Loren e la miniserie doveva essere diretta proprio da Lina”. E fu in quell’occasione che un allora molto giovane Graziano Diana arrivò al cospetto di Lina Wertmuller.
Oggi Graziano Diana sorride alla notizia dell’Oscar alla Carriera per Lina Wertmuller. “Una gran signora e una grandissima regista, l’Oscar è meritatissimo. Un po’ tardivo, ma come si dice, meglio tardi…”. Proprio il giorno della consegna del premio Graziano ha scritto su Facebook della sua esperienza di scrittura con Lina Wertmuller definendola “formativa“. E ovviamente l’aggettivo ha subito attirato l’attenzione di noi di Tracce, e l’abbiamo subito chiamato per saperne di più.
Formativo, hai scritto. Ovvero?
Devo stare attento a cosa scrivo sui social a quanto pare. Partiamo dall’inizio: Lina Wertmuller è una gran persona. Donna spiritosa, colta, profonda, grande conoscitrice non solo di cinema, ma soprattutto della natura umana. Pochi autori sanno disegnare un personaggio come lei.
Cominciamo dall’inizio.
Mi trovo, chiamato da un produttore a lavorare con Leo Benvenuti e Piero De Bernardi, che per chi studia cinema non c’è bisogno di dire chi erano, per un progetto di una serie tv in due puntate con protagonista Sophia Loren. Non conoscevo Lina, per cui arrivo nella sua casa e già li resto di sasso. Una casa meravigliosa, arredata splendidamente, mobili e quadri pregiati e di gran gusto, insomma per chi ama l’arte, il design, il bello, c’è di che guardare. Poi arriva lei: spiritosa, arguta, ironica, ma anche dura, autorevole, determinata. Soprattutto percepivo subito che lei sapeva benissimo cosa volesse e dove volesse andare con noi sceneggiatori.
E come andò?
E’ stata una esperienza formativa! (ride). Si dice spesso delle donne determinate e decise “che hanno un brutto carattere”. In realtà Lina ha carattere e questo si vede in ogni suo risvolto. Partivamo da un soggetto e dovevamo sviluppare il resto, cioè trattamento, scaletta e sceneggiatura e dato che il progetto prevedeva la sua regia, tutto il lavoro di scrittura si svolse anche con lei. Come tutti sanno, oltre ad essere una regista Lina è anche grandissima sceneggiatrice e la sua presenza, le sue idee, i punti di vista si avvertono ed entrano profondamente nel lavoro. Ci sono autori che quando lavorano su idee e soggetti altrui, si “adattano” diciamo, al lavoro altrui e altri che ci entrano dentro e come in una casa, la arredano a propria immagine e somiglianza. Lina appartiene a questa categoria. I suoi film contengono i suoi personaggi, le sue idee, i suoi punti di vista già nel lavoro di scrittura.
Quindi lavoraste al trattamento, la scaletta e la sceneggiatura?
Si, e lei c’era sempre. Guida tutto il gruppo e tutto il lavoro si svolge assieme, non si fanno “compiti a casa”. A volte, quando c’è accordo su trattamento e scaletta, la sceneggiatura, per la scrittura, viene divisa in blocchi assegnati a ciascun sceneggiatore che lavora per conto proprio e poi in sede di quella che si chiama revisione, ci si confronta e si stende la sceneggiatura definitiva. Nel caso di Lina, non si procede così. Si sta assieme in ogni fase e in ogni fase lei interviene su ogni aspetto, su ogni aggettivo, su ogni scena, tutto. Ed è molto decisa, determinata, nell’affermare i suoi punti di vista. E’ una leader. E per me che ero molto giovane, c’era tanto da imparare.
C’è qualche aspetto di Lina che ti ha colpito particolarmente?
Il suo modo di creare i personaggi, specie i protagonisti. Te li raccontava elencando una serie di caratteristiche, dettagli, modi di dire, di fare, come erano d’aspetto, con una profondità impressionante. Quando aveva finito non erano più dei personaggi, ma delle persone. Vere. Che poi è quello che ci sforziamo di insegnare a Tracce. Il lavoro sui personaggi è fondamentale. E’ da loro che poi nascono le storie.
Ce l’avrà però un difetto!
Be’ diciamo che sapendo bene quello che vuole, non è molto predisposta ad accogliere punti di vista alternativi ai suoi. Ma è anche un elemento del suo essere quello che è. Non sarebbe Lina Wertmuller, altrimenti.
Sarà il regista e sceneggiatore Daniele Luchetti ad inaugurare la sesta edizione del Corso di Regia Cinematografica della scuola di cinema Tracce, il 10 maggio 2021.
La sceneggiatrice Monica Zapelli, due David di Donatello, un Nastro d’Argento e un Premio per la Sceneggiatura alla Mostra di Venezia entra a far parte dei docenti di sceneggiatura ai corsi della scuola di cinema Tracce.
Monica Zapelli insegna in entrambi i corsi di sceneggiatura di Tracce: il corso di primo livello e nel corso di Secondo livello, anche detto corso Master.
Monica Zapelli è nata a Pavia nel 1966. Nel 2001 vince il primo David di Donatello (insieme a Claudio Fava e Marco Tullio Giordana) per la sceneggiatura originale de I Cento passi . E nel 2022 ottiene un altro David per la sceneggiatura non originale di L’Arminuta (insieme a Donatella Di Pietrantonio).
Dopo la laurea in filosofia nel 1990, Monica si trasferisce si trasferisce in Colombia, dove insegna storia e filosofia. Rientrata in Italia, nel 1999 realizza il cortometraggio Il bambino con la pistola, scritto e diretto insieme con Federico Cagnoni, che vince il premio come miglior cortometraggio al Giffoni Film Festival del 2000, dopo che nel 1997, ancora in forma di sceneggiatura, aveva vinto il Premio città di Siena per il corto.
Nel 1998 la sceneggiatura de I Cento passi scritta con Claudio Fava, riceve una menzione speciale al Premio Solinas a cui seguiranno il David del 2001, il Nastro d’argento alla migliore sceneggiatura e il Premio per la migliore sceneggiatura alla 57ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
Dal 2005 Monica sceneggia numerosi film per il cinema e per la televisione collaborando, fra gli altri, con Mimmo Calopresti, Giuliano Montaldo, Gianluca Maria Tavarelli, Giacomo Campiotti, Maurizio Zaccaro, Ricky Tognazzi e Daniele Vicari.
I suoi ultimi lavori sono al cinema, Nour, regia di Maurizio Zaccaro (2019) e L’Arminuta, regia di Giuseppe Bonito (2021). In televisione la fiction Rita Levi-Montalcini, regia di Alberto Negrin e Il nostro generale, regia di Lucio Pellegrini e Andrea Jublin.
Come catturare l’attenzione di un produttore: Nicola Giuliano svela i segreti del soggetto perfetto durante l’apertura del corso Scrivere un film!
Il 19 ottobre, studenti e studentesse avranno l’opportunità unica di imparare direttamente da Nicola Giuliano, produttore di fama internazionale Premio Oscar e fondatore della Indigo Film. Noto per la sua collaborazione con registi del calibro di Paolo Sorrentino e Andrea Molaioli, nonché per la produzione di pluripremiati capolavori come “La grande bellezza” e “La ragazza del lago”, condividerà la sua esperienza nel campo della produzione cinematografica.
Durante la lezione di inaugurazione del corso Scrivere un Film, Nicola Giuliano esplorerà le caratteristiche essenziali che ogni soggetto cinematografico deve possedere per catturare l’interesse di un produttore. Studenti e studentesse avranno l’occasione di presentarsi, oltre ad approfondire le proprie conoscenze sulla scrittura cinematografica e apprendere direttamente da uno dei migliori professionisti del settore.
L’incontro si terrà presso la sede della Indigo Film, a partire dalle ore 10.
Tra le recenti produzioni di Nicola Giuliano si annoverano film acclamati come “Ti mangio il cuore” di Pippo Mezzapesa, “Another end” di Piero Messina e “Iddu” di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, quest’ultimo in uscita nelle sale cinematografiche italiane e presentato in concorso alla 81ª Mostra del Cinema di Venezia.
Partecipa al corso Scrivere un Film e immergiti nel mondo della sceneggiatura con uno dei protagonisti del panorama cinematografico italiano!
Le iscrizioni al corso Scrivere un film sono aperte fino al 18 ottobre!
Per maggiori informazioni e per candidarti al corso clicca qui, o contattaci direttamente via email all’indirizzo traccesnc@gmail.com.
Non è frequente, ma a volte succede che ai festival non vincano film di puro intrattenimento, ma storie vere che contengono temi importanti e attuali. E succede anche che corsisti Tracce vincano premi importanti. Laura Grimaldi, ex allieva dei corsi di sceneggiatura Tracce di primo e secondo livello, ha vinto la Festa del Cinema di Roma, con Santa Subito, di Alessandro Piva.
Santa Scorese aveva solo 23 anni quando il 15 marzo del 1991 fu uccisa da uno stalker che la tormentava da tre anni. Alla fine degli anni ’80 la parola “femminicidio” non esisteva ancora, e le istituzioni, la legge, non erano preparate ad affrontare il tema della violenza di genere e lo stalking. La storia di Santa è diventata un docufilm, Santa Subito, che ha trionfato all’edizione 2019 della Festa di Roma, ottenendo il Premio del Pubblico. Ne parliamo con Laura Grimaldi, sceneggiatrice ed ex allieva dei corsi di sceneggiatura di Tracce, che ha scritto il docufilm assieme al regista Alessandro Piva.
Stefano Bises è uno degli scrittori e autori di soggetti e sceneggiature di fiction e serie tv più ricercati.
Nella sua filmografia compaiono, tra gli altri: Gomorra – La serie, Zero Zero Zero, The New Pope, Il Miracolo, Un’altra vita, Questo nostro amore, Una grande famiglia, Tutti pazzi per amore, La vita facile, Il capo dei capi, Tutti i giorni della mia vita, L’ispettore Coliandro.
Una delle cose da fare ancora prima di mettersi a scrivere un soggetto, un trattamento o una sceneggiatura (ma questo vale anche per la narrativa in altre forme) è “mettere a punto” il motore narrativo. In un precedente articolo della Scuola di sceneggiatura abbiamo parlato di come trovare una idea. Adesso c’è da scegliere il punto di vista: chi è che sta raccontando la storia?
Scuola di sceneggiatura: il punto di vista e la voce narrante
La scelta del punto di vista non è un dettaglio, ma riguarda fondamentalmente la storia stessa. Raccontare significa catturare l’attenzione di chi guarda e ascolta, e mantenerla alta nell’intero tempo del racconto. E in tutto questo, il punto di vista è cruciale, perché bisogna trovare il punto di vista migliore per raccontare la storia al meglio.
Perciò mentre alcune scelte puoi rinviarle ad un momento successivo (la scelta del tema, ad esempio), il punto di vista va deciso subito.
Bisogna scegliere chi racconterà la tua storia. Il protagonista? L’antagonista? Un altro personaggio? Un personaggio sconosciuto, che non apparirà mai? Un narratore terzo, il cosidetto deus ex machina onnisciente? Questa prospettiva è scelta dallo sceneggiatore. Può essere onnisciente, limitato o specializzato, a seconda di ciò che lo sceeggiatore sceglie.
Nella narrazione, il punto di vista si riferisce a come il regista, il personaggio o il narratore racconta la storia che il pubblico può vedere sullo schermo. Una storia raccontata da un unico punto di vista può anche funzionare bene per biografie o film d’azione guidati da eroi.
Ma i punti di vista possono anche essere più di uno, come nel caso di una storia corale, o ambientata in un periodo storico, con tanti personaggi che devono per forza esserci.
E ancora: il tipo di storia che vuoi raccontare – e quindi il punto di vista – dipende anche dal genere. Molteplici punti di pensiero si prestano maggiormente a travolgenti epopee storiche; i punti di vista sperimentali possono spesso funzionare bene con la commedia.
Quale che sia la scelta, devi sapere che il punto di vista che sceglierai influenzerà il modo in cui il film o la serie verranno girati, il modo in cui i personaggi vanno e vengono dalle scene e quanto il pubblico sa rispetto ai personaggi all’interno della scena.
Ad esempio nel giallo, c’è da scegliere se lo spettatore sarà al corrente dei fatti assieme al protagonista detective che indaga, oppure sarà un passo davanti a lui, e quindi saprà cosa sta per succedere (tecnica principale della suspance, della tensione).
A volte ancora c’è da scegliere se il punto di vista sarà in scena (seguendo il personaggio mentre compie le sue azioni) oppure fuori scena, da una voce narrante che racconta le intenzioni del personaggio mentre compie le azioni.
E infine: che ne dici di un film con una voce fuori campo, dove qualcuno ci racconta una storia ma quella storia fosse falsa? Una voce fuori campo che non è affidabile, o è “di parte”, ovvero ha interesse solo a raccontare alcune cose e non tutte?
Insomma, c’è da farsi venire il mal di testa.
Ricorda però che tutte le regole nella sceneggiatura sono lì per essere infrante. Se lo esegui bene, nulla ti impedisce di sovvertire le aspettative di punto di vista e genere.
Fatta questa doverosa, lunga e noiosa premessa andiamo ad affrontare le scelte principali sul punto di vista.
Il punto di vista singolo
La narrazione più semplice che puoi costruire è incentrata su un personaggio che seguiamo per tutto il film. È il modo più efficace per raccontare una storia incentrata sul viaggio di un eroe. Generalmente, una sceneggiatura che inizia con un unico punto di vista e poi introduce il secondo punto di vista a metà sembrerà sconnessa e non arricchita (Hitchcock a parte).
Il modo più intimo di esprimere un punto di vista limitato in terza persona è chiedere al tuo personaggio principale di raccontare agli spettatori i suoi pensieri e sentimenti attraverso una voce fuori campo. Spesso parlano da una prospettiva futura, guardando indietro.
Come scelgono di fare Martin Scorsese e Nicholas Pileggi in Goodfellas, Quei bravi ragazzi, lasciando al protagonista Henry di raccontare, con la voce narrante, un trentennio di mafia a New York.
A volte invece il narratore protagonista può essere in scena e raccontare egli stesso la sua storia, guardando direttamente negli occhi del pubblico, come fa Leonardo Di Caprio – Jordan Belfort in The Wolf of Wall Street, nella sceneggiatura scritta da Terence Winter.
In questo film abbiamo due punti di vista dello stesso protagonista. Inizialmente siamo posizionati con lui nel suo tempo presente quando è diventato un agente di cambio milionario a Wall Street. Descrive il suo stile di vita edonistico fatto di droghe, denaro e sesso eccessivi.
Ma oltre a Belfort che narra sé stesso in tempo reale c’è anche una voce narrante, che arriva dopo, che è Belfort stesso, ma con una maggiore consapevolezza di sé stesso ma con uno sguardo rivolto al passato. Questo fornisce agli spettatori informazioni privilegiate.
Il punto di vista di un “conoscente”
Per raccontare le gesta di “Drugo nel Grande Lebowski, Joel e Ethan Cohen scelgono una voce fuori campo classica, di un narratore onnisciente che sa tutta la storia e sa anche come finirà. Non fa parte della storia, ma alla fine del film scopriremo che è un cowboy che frequenta lo stesso bar di Drugo, e che evidentemente lo conosce molto bene e del quale ha voluto raccontarci la storia.
Infrangere le regole del punto di vista
Il capolavoro di Alfred Hitchcock, Psycho, inizia come un film dal punto di vista unico. All’inizio il pubblico segue il punto di vista di Marian Crane mentre intraprende una missione rischiosa per rubare dei soldi dalla società immobiliare dove lavora per saldare i debiti del suo fidanzato Sam.
Gli spettatori pensano che sarà questo il conflitto del film. A sorpresa invece, in una delle sequenze più famose della storia del cinema, Marion si rifugia nell’omonimo motel di Norman Bates e viene brutalmente uccisa sotto la doccia.
Adesso il punto di vista è tutto sul detective Arbogast che indaga sull’omicidio. Ora il puybblico pensa che sarà questo il punto di vista che ci guiderà fino alla fine. Invece, Hitchcock gioca due volte lo stesso trucco e anche Arbogast viene nuovamente pugnalato a morte.
Psycho è un esempio di come il punto di vista e la prospettiva suggeriscano determinate aspettative agli spettatori. Hitchcock lo sovverte a suo vantaggio.
Pensa a come puoi sovvertire le aspettative quando sei nelle prime fasi della pianificazione della sceneggiatura.
Il punto di vista “interessato”
A volte il personaggio che narra e dai cui occhi il pubblico vede il film, è una voce narrante “sleale” o comunque interessata.
Nei Soliti Sospetti, Verbal Kint è il narratore che ci racconta una storia che però finisce per non essere vera. Certo, ci sono scene al di fuori del suo punto di vista, mentre i poliziotti cercano di ottenere una foto di Keyser Soze, ma tutti i flashback sono dal suo punto di vista. E condizionano tutta la storia.
Il punto di vista onnisciente che diventa comico
Il Peep Show britannico è una serie che sperimenta il punto di vista e lo porta all’estremo per ottenere un effetto comico.
Questo perché è girato in prima persona: siamo posizionati come i personaggi principali, i coinquilini Mark e Jeremy, che vedono esattamente quello che vedono loro, anche i loro momenti più intimi come quando fanno sesso. Ma sentiamo anche i loro monologhi interni pronunciati come voce fuori campo così come i loro dialoghi.
Se stai scrivendo una commedia, considera come puoi usare il punto di vista e la forma per ottenere un effetto comico.
Punto di vista in conclusione
Speriamo che questa panoramica sul punto di vista ti abbia chiarito dei dubbi e non abbia aumentato la tua confusione.
Ti lasciamo con una citazione secondo noi appropriate di un maestro come Brian De Palma:
“In ogni forma d’arte crei nel pubblico l’illusione di guardare la realtà attraverso i tuoi occhi. La macchina da presa mente in continuazione, mente ventiquattro volte al secondo”.
Arriva nei cinema Iddu, il nuovo film di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza prodotto dalla Indigo Film
Liberamente ispirato ai pizzini di Matteo Messina Denaro, Iddu vede per la prima volta insieme sul grande schermo Toni Servillo ed Elio Germano.
Siamo in Sicilia, nei primi anni 2000. Catello, un navigato politico che ha perso tutto dopo aver scontato anni di carcere per reati legati alla mafia, vede un’opportunità di riscatto quando i Servizi segreti italiani gli chiedono aiuto per catturare Matteo, il suo figlioccio e ultimo grande latitante mafioso.
Abile manipolatore e maestro nell’arte dell’inganno, Catello inizia un audace e improbabile scambio di lettere con Matteo, cercando di sfruttare le debolezze emotive del criminale. Ma giocare con uno dei più pericolosi latitanti al mondo comporta inevitabilmente dei rischi.
I registi Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, che negli ultimi giorni stanno incontrando il pubblico nelle sale italiane, affermano che l’ispirazione iniziale per questo film è scaturita dai numerosi pizzini scoperti durante la lunga latitanza del boss mafioso Matteo Messina Denaro.
Questi messaggi segreti non solo gli permettevano di gestire la sua vita clandestina e i suoi affari criminali, ma rivelavano anche lati nascosti della sua personalità e delineavano il mondo caotico e assurdo che lo circondava.
In concorso alla 81ª Mostra del Cinema di Venezia, il film è prodotto dalla Indigo Film.
Ricordiamo, inoltre, che il produttore Nicola Giuliano aprirà il nostro corso il prossimo 19 ottobre!
Partecipa al corso Scrivere un Film e immergiti nel mondo della sceneggiatura con uno dei protagonisti del panorama cinematografico italiano!
Le iscrizioni al corso Scrivere un film sono aperte fino al 18 ottobre!
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