Hwang Dong hyuk racconta, idea, sviluppo e sceneggiatura di Squid Game

Idea e sceneggiatura di Squid Game

(attenzione, nel testo sono presenti alcuni spoiler). 

Ho pensato per la prima volta a Squid Game tra il 2008 e il 2009. Non stavo lavorando a nessun film ed è stato un periodo finanziariamente difficile per me. Non avevo soldi per coprire le spese di soggiorno della mia famiglia e avevo bisogno di ottenere prestiti. Passavo molte delle mie ore libere nei negozi di manga, leggendo tutti i fumetti. E c’erano molti fumetti come “Battle Royale” e “Liar Game” che mostravano giochi di sopravvivenza con i partecipanti che rischiavano la vita per portarli a termine e mi sono sentito abbastanza disperato da chiedermi se io anche avrei mai potuto partecipare a giochi simili nella realtà, se ne avessi avuto la possibilità.

 

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Graziano Diana: “I Bastardi sono quegli italiani che non si arrendono”

Il gruppo di poliziotti del Commissariato di Pizzofalcone, a Napoli, torna con una nuova stagione, la terza, questa volta senza il supporto di un libro da adattare, ma con storie originali, create appositamente dall’autore, Maurizio De Giovanni, assieme a Dido Castelli e a Graziano Diana, nostro docente ai corsi di sceneggiatura e al quale abbiamo chiesto di raccontarci questo progetto, anche dal punto di vista della tecnica di scrittura di una serie.

 

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Un frame della serie: I Bastardi di Pizzofalcone

Graziano, con i Bastardi di Pizzofalcone eravamo rimasti alla fine della seconda stagione, una fine col botto, in senso letterale, visto che al gruppo di poliziotti veniva fatto un attentato con una bomba. Ci racconti come sei stato coinvolto in questo progetto, e come ti ci sei trovato?

 

Questa stagione, a differenza delle prime due che erano tratte dai libri di Maurizio De Giovanni, vede la creazione di storie originali, visto che i libri da adattare erano finiti. Quella dei Bastardi è una saga che mi piace molto, sono un lettore dei libri di De Giovanni e uno spettatore delle serie, perciò quando da Raiuno è arrivata la proposta di entrare nel gruppo degli sceneggiatori, assieme naturalmente a De Giovanni, mi ha fatto molto piacere, avevo delle idee e le ho portate volentieri all’attenzione degli altri autori.

 

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Graziano Diana sul set (foto Pagina Facebook)

Gli autori sono sei, oltre a te e a De Giovanni e Castelli ci sono Francesca Panzarella, Salvatore Basile, Angelo Petrella e Paolo Terracciano. Come ci si organizza quando gli scrittori sono in gruppo?

 

Per una serie è necessario partire dal soggetto di serie che abbraccia tutte le puntate e poi dai soggetti delle singole puntate, per i Bastardi sono sei puntate da cento minuti ciascuna, praticamente sei film. De Giovanni, Castelli e io abbiamo scritto sia la linea orizzontale che le sei verticali. Gli altri hanno poi scritto le singole sceneggiature.

 

Ci racconti come si scrive per le serie?

 

Ogni serie ha due linee di racconto. Una cosiddetta orizzontale, che abbraccia tutta la stagione, nella quale racconti i personaggi, i caratteri, le reazioni di ogni singolo personaggio agli accadimenti e le conseguenti evoluzioni, prese di coscienza, sviluppi esistenziali. La linea verticale invece sono le singole puntate, in questo caso 6, una per ogni puntata. Quando si scrive per una serie quindi devi tenere presente sia l’andamento della singola puntata, sia l’andamento narrativo-esistenziale dei personaggi lungo tutta la serie. Nel caso dei Bastardi poi, le singole puntate sono tutte storie a sé, dei classici gialli che vanno a conclusione in ogni puntata. Si tratta di gialli classici, da risolvere attraverso l’investigazione alla quale può partecipare anche lo spettatore, se riesce a trovare e unire i singoli elementi che ci siamo divertiti a disseminare lungo la trama, come nei gialli di una volta. E se vogliamo dirla tutta, non solo ci sono sei gialli “verticali”, ma anche uno “orizzontale”, perché i Bastardi vengono da un attentato ai loro danni, attentato di cui dovranno scoprire mandante e movente e ci metteranno tutta la stagione per risolverlo.

 

Siete dei professionisti, ma c’è da impazzire nel tenere i fili narrativi di tutte le storie…

 

Si chiama architettura narrativa ed è un ambito della scrittura che mi piace particolarmente, mi ci dedico con piacere, mi diverto a creare incastri e a trovarne sempre di nuovi, ogni volta è una emozione per la scoperta di una possibilità a cui non avevo pensato e che quando mi viene in mente, mi procura sorpresa e gioia.

 

Monicelli raccontava che scrivere con i suoi colleghi si risolveva il più delle volte in giornate passate a commentare i fatti del giorno, e poi a fine giornata dividersi il lavoro. Funziona così anche con De Giovanni?

 

Un po’ si, lui è una persona divertente, molto creativa, molto immaginifica, ed è molto legato alla sua città, Napoli, dalla quale trae spunti, pezzi di trama, abbozzi di personaggi, che poi sta a noi raccogliere e sviluppare, mettendoci nel nostro. E anche con lui si chiacchiera molto, ma chiacchierare spesso è un modo per mettersi in sintonia, per poi procedere con l’invenzione che viene più facile stando tutti sulla stessa lunghezza d’onda.

 

Come gestivate le inevitabili discussioni e divergenze?

 

Più che discussioni, ci sono diverse sensibilità, a volte diversi pareri su come procedere in qualche snodo narrativo, più sui risvolti psicologici dei personaggi che sulle trame, ma in generale c’è molta sintonia comune, quindi il lavoro procede spedito. De Giovanni così come Dido Castelli e io, apparteniamo alla categoria degli “sceneggiatori parlanti”.

 

Ci sono sceneggiatori taciturni anche nei gruppi di scrittura?

 

Certo. Ruggero Maccari, il cosceneggiatore di Ettore Scola, ad esempio. Ho lavorato con loro e ricordo che mentre tra Scola e Furio Scarpelli potevano esserci lunghissimi discorsi e non di rado anche discussioni accese e finanche litigi e parolacce, Maccari era praticamente muto. Non parlava mai e quello che pensava lo scriveva. Ogni sceneggiatore ha le sue caratteristiche. Con De Giovanni, c’è un bel clima. Ma comunque calcola che io, noi, siamo dei privilegiati.

 

Privilegiati in che senso?

 

Che ci vediamo, come un gruppo di amici, a casa di qualcuno e scriviamo chiacchierando e chiacchieriamo scrivendo, ma è un metodo che purtroppo si avvia a scomparire. Adesso anche in Italia nelle serie si usa sempre più il metodo americano, la Writers Room, un gruppo di giovani scrittori con un Head Writer che li coordina e con loro che ogni tot di tempo devono portare le scene, uno sviluppo, un pezzo di soggetto, tutto molto standardizzato, che non so quanta creatività possa garantire in un processo così serrato.

 

Ti è mai capitato di stare in una Writers Room?

 

No, non ancora, ma diciamo che non sono entusiasta di provare, né nell’esserci né nel coordinarla, è un metodo che non so quanto possa funzionare con me, e comunque tendo a scegliere progetti dove si scrive alla vecchia maniera. Almeno fino a che potrò farlo.

 

Il tuo cinema spesso ha riguardato storie e personaggi di italiani con una forte etica, e spesso da soli nell’affrontare le sfide. Come ti sei trovato con questi Bastardi e quanto assomigliano al tuo cinema?

 

Si somigliano parecchio, sono simili a grandi personaggi della nostra storia, come l’avvocato Ambrosoli, o Libero Grassi. Italiani che hanno dentro un’anima etica molto forte, poco o per nulla disposti a compromessi, ai soliti accomodamenti tipici della nostra società e che per questo si ritrovano soli, non aiutati da chi dovrebbe affiancarli e supportarli. Ma loro testardamente vanno avanti, perché hanno dentro una forte motivazione, principi rigorosi a cui non possono rinunciare e per questo vanno avanti sempre, caparbiamente. Questi Bastardi assomigliano molto a questo tipo di italiani e perciò mi stanno particolarmente simpatici.

La detective triste e l’America disillusa. Omicidio a Easttown raccontata dallo sceneggiatore

Ci sono storie e sceneggiature per film e serie dove in primo piano c’è l’intreccio narrativo, la storia, mentre l’ambientazione, il luogo dove i personaggi vivono, va inevitabilmente in secondo piano, fa da sfondo.

 

In Mare di Easttown (Omicidio a Easttown, nella banale traduzione italiana), accade il contrario: la cittadina di Easttown nella contea di Chester in Pennsylvania, le sue villette a schiera in legno, le strade lunghe buie e desolate, i boschi dove usano radunarsi i ragazzi in fuga dal degrado e da una vita che offre all’apparenza ben poche opportunità, è in questa serie HBO, in onda su Sky, il vero protagonista della serie.

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Scuola di sceneggiatura. L’idea giusta per un film: quando arriva e come iniziare

Nei nostri corsi di sceneggiatura dedichiamo molto spazio a come trovare l’idea giusta per un film. L’idea è forse la cosa più difficile di tutto il processo creativo che porta una storia dalla carta al grande (e piccolo) schermo. Come tutti i processi creativi che dipendono dall’ispirazione, non c’è un modo o metodo unico anzi, al contrario, ogni scrittore/creatore ha il suo universo creativo e ognuno riconosce il momento in cui si accende una lampadina.

Tuttavia se la creatività non ha metodi per attivarsi, quello che puoi fare è aiutarla ad esprimersi, a venire fuori.

Scrivi su un argomento che conosci

Un buon suggerimento per iniziare, è scrivere su un argomento di tuo interesse. Se interessa te, probabilmente interesserà anche ad altri che hanno i tuoi stessi gusti, dubbi, interrogativi. E se ti interessa, scriverai una storia migliore.

 

scuola di sceneggiatura il padrino
Per preparare le scene, Coppola e Puzo s’incontrano a casa del regista, lavorano con il rumore dei bambini in sottofondo e pranzano con pasta al pomodoro e vino rosso. A Puzo tocca la sintesi delle corpose note di sceneggiatura di Coppola. Nella scena in cui Clemenza descrive una ricetta di Michael, “Prima fai rosolare la salsiccia…”, Puzo corregge: “I gangster non rosolano, friggono”

Scrivere di ciò che si sa, si conosce (e non necessariamente la tua esperienza personale, ma qualcosa di cui hai conoscenza) può essere un modo per far accendere quella famosa lampadina. Inoltre sapere funziona meglio di indovinare.

 

Ad esempio, ogni storia, anche la fantascienza e la commedia, parla della vita. Le storie raccontano sempre qualcosa sulla condizione umana. Nella commedia, ridiamo di noi stessi, dell’assurdo e dell’imprevisto, rendendo la vita più accettabile. Nella fantascienza, riflettiamo sugli spazi vuoti della nostra conoscenza, specialmente sulla vita. Nell’orrore, affrontiamo le nostre paure, ricordando a noi stessi cosa significa vivere ed essere umani. In azione/avventura, ci godiamo la vita ed esploriamo i nostri limiti e le nostre fantasie. Nel dramma, ci soffermiamo su altre dimensioni di noi stessi.

 

scuola di sceneggiatura harry ti presento sally
La discussione tra gli autori e produttori di Harry ti presento Sally s’incentrò prevalentemente sul significato dell’essere single e sul modo in cui tale situazione viene affrontata. Nel terzo incontro, Reiner propose infine una storia riguardante due amici che non volevano fare sesso per non rovinare il loro rapporto, ma che sarebbero poi finiti a infrangere questa “regola”.

 

Tutte le storie, anche solo per divertimento o evasione, parlano della vita: la differenza è l’atteggiamento con cui vengono presentate. Le storie che piacciono di più sono quelle che affermano la vita, trionfano. Se diverte e trionfa, influenza l’atteggiamento dello spettatore.

 

Scrivere di ciò che ti interessa è meglio, ma se vuoi puntare all’oro, le storie uniche sono le più richieste. È più probabile che una storia unica attiri l’attenzione.

 

Cosa vende meglio? Azione avventura è un genere che non muore mai. Cosa è sempre richiesto? La commedia romantica, innamorarsi è la cosa che gli essere umani fanno più spesso. Cosa non è una buona scommessa? I film attualmente in voga: probabilmente non otterranno alcun interesse tra qualche mese anche se potrebbero essere seguiti rapidamente da diversi imitatori.

 

Suggerimento: il mistero e la scoperta sono elementi che aggiungono molto interesse alle storie. La scoperta può riguardare l’essere umano o qualcosa di unico e interessante nell’intero universo.

Metodi di scrittura: scegli un metodo, qualsiasi metodo

Ognuno scrive storie in modo diverso. Alcuni scrivono dall’inizio alla fine e poi riscrivono. Questo modo a volte è considerato più creativo e divertente, ma ci sono pericoli frustranti.

 

I personaggi tendono a prendere completamente il controllo della storia e ad andare nella direzione sbagliata, e a volte la storia va alla deriva o non va da nessuna parte. Un altro modo per scrivere è tracciare uno schema in modo da sapere esattamente come finirà la storia.

 

scuola di sceneggiatura arco di trasformazione del personaggio. Pulp Fiction
L’arco di trasformazione di un personaggio, è tutto in questo monologo di Jules Wiinnfield in Pulp Fiction.
Beh, c’è un passo che conosco a memoria. Ezechiele, 25:17″.
(recita l’intero monologo e poi riprende).
“Ora, sono anni che dico questa cazzata. E se la sentivi, significava che eri fatto. Non mi sono mai chiesto cosa volesse dire. Pensavo che fosse una stronzata da dire a sangue freddo a un figlio di puttana prima di sparargli. Ma stamattina ho visto una cosa che mi ha fatto riflettere.
Vedi, adesso penso: magari vuol dire che tu sei l’uomo malvagio e io sono l’uomo timorato.
E il signor Nove Millimetri, qui, lui è il pastore che protegge il mio timorato sedere nella valle delle tenebre.
O può voler dire che tu sei l’uomo timorato, e io sono il pastore. Ed è il il mondo ad essere malvagio ed egoista, forse.
Questo mi piacerebbe, ma questa cosa non è la verità.
La verità è che tu sei il debole e io sono la tirannia degli uomini malvagi. Ma ci sto provando, Ringo, ci sto provando, con grande fatica, a diventare il pastore. Vattene.

 

Delineare, quindi scrivere, è più disciplinato e può essere altrettanto creativo e divertente. Qualunque sia il modo in cui scrivi, è meglio avere un’idea di dove sta andando la tua storia prima di scrivere, in modo da non perdere tempo.

Due metodi che potresti utilizzare per scrivere la tua storia

Metodo 1

Divertiti a creare la tua storia. Scrivi l’inizio e lascia che fluisca in modo naturale. Lascia che i personaggi facciano quello che vogliono. Acquisisci familiarità con i tuoi personaggi e ciò che sta accadendo nelle loro vite. Dopo aver iniziato la storia, inizia a pensare al futuro. Che tipo di cose potrebbero accadere? Cosa dovrebbe succedere a queste persone? Eventi drammatici, comici, sarcastici, romantici, commoventi, orrendi?

Decidi come dovrebbe svilupparsi e finire la storia. Mentre pensi, prendi nota di quello che ti viene in mente.

Metodo 2

il metodo più consigliato. Divertiti a creare la tua storia. Pensa a tre o più personaggi e scrivi note sul loro passato, sugli eventi principali e sulle persone che hanno plasmato la vita dei tuoi personaggi. Quali sono gli hobby e gli obiettivi del tuo personaggio principale? Chi ama e odia, e perché? Quando hai finito, riunisci i tuoi personaggi in un’ambientazione e in una situazione e lasciali interagire. Le buone storie spesso iniziano dal personaggio. Dopo aver conosciuto i tuoi personaggi, cosa vogliono e come interagiscono, inizia a tracciare la storia. Lascia che siano i personaggi a determinare cosa succede – non usarli come burattini.

In tutti i casi, ricordati: le buone idee non vengono a trovarti quando vuoi e ti bussano alla porta nel momento che vuoi. Vengono all’improvviso, e se trovano una porta chiusa, se ne vanno.

Cerca di tenere la porta aperta.

Come scrivo le mie serie: Stefano Bises e il nuovo ruolo degli sceneggiatori in Italia

Stefano Bises è uno degli scrittori e autori di soggetti e sceneggiature di fiction e serie tv più ricercati.

 

Nella sua filmografia compaiono, tra gli altri: Gomorra – La serie, Zero Zero Zero, The New Pope, Il Miracolo, Un’altra vita, Questo nostro amore, Una grande famiglia, Tutti pazzi per amore, La vita facile, Il capo dei capi, Tutti i giorni della mia vita, L’ispettore Coliandro.

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