Ci sono soggetti scritti per un corso di cinema che poi diventano cinema a tutti gli effetti. L’idea alla base del “Ladro di giorni” è di Guido Lombardi, ex allievo dei due corsi di sceneggiatura, di primo e secondo livello, che ha scritto il soggetto e poi lo ha sceneggiato insieme a Marco Gianfreda, conosciuto proprio a Tracce, e da Luca De Benedittis che di Tracce è il tutor che segue gli allievi nei vari corsi.
Anche Nicola Giuliano, della Indigo Film e premio Oscar per la Grande Bellezza, è un docente Tracce. Ha conosciuto Guido durante i corsi, ne ha riscontrato e apprezzato il talento e lo ha spinto a continuare a scrivere, finché una volta letto il soggetto, lo ha acquistato seduta stante aspettando il momento giusto per poterlo produrre.
E questo momento è arrivato proprio l’anno scorso quando il film è stato girato e ora viene presentato in concorso in questa edizione 2019 della Festa del Cinema di Roma, con protagonista, nel ruolo del padre del bambino, Riccardo Scamarcio.
“Il film – dice a Tracce Guido Lombardi – parla del tentativo di un padre di riallacciare i rapporti con il figlio, Salvo, che non vede da sette anni, periodo nel quale lui era in carcere e il bambino era stato affidato agli zii che lo avevano portato con loro in Svizzera. Qui il bambino ha vissuto una vita totalmente diversa da quella trascorsa fino ai cinque anni. Adesso ne ha 12, parla il tedesco, va benissimo a scuola, vive tranquillo in una comunità tranquilla. È totalmente integrato quando irrompe il padre, che quasi non lo riconosce, tanto è cambiato. Da qui inizia un viaggio in cui il padre cercherà di riprendersi il tempo perduto e l’affetto negatogli, fra tentativi iniziali e ingenui del figlioletto di scappare, la ricerca del colpevole che lo incastrò facendolo finire in carcere e alcuni segreti sul suo passato che emergeranno.
La storia del percorso del Ladro di Giorni dalla sua scrittura fino al set è così complessa e travagliata che potrebbe anche essa stessa diventare un film.
“Il soggetto – dice Guido Lombardi – vinse il Premio Solinas nel 2007. La prima versione della sceneggiatura approvata in Rai era del 2009. Considerando che siamo arrivati alla quindicesima versione della sceneggiatura, fra riscritture complete e lavoro più mirato sui dialoghi, si può capire il percorso di maturazione. Sono stati fatti in passato diversi tentativi di produrlo. Nicola Giuliano si era innamorato dello script già ai tempi del corso di sceneggiatura a Tracce, ma produrre un film è una operazione di incastri tra ricerca fondi, disponibilità degli attori, organizzazione delle varie produzioni, talmente complessa che vedere un soggetto finalmente in corso di produzione su un set ha quasi a che fare con la realizzazione di complesse congiunzioni astrali. In diverse occasioni il film pareva sul punto di realizzarsi e poi succedeva qualcosa che mandava tutto all’aria e bisognava ricominciare da capo. Per fortuna il progetto continuava a piacere a molti e quindi quando si ricominciava lo si faceva con forza. Ed è questo, credo, il motivo principale per cui un progetto poi alla fine vede la luce. La qualità del racconto, i mondi che riesce a creare, le emozioni che riesce a evocare, non solo in chi lo legge, ma anche in chi deve lavorarci per farlo diventare realtà”.
Cosa consiglieresti a chi oggi vorrebbe cominciare il tuo stesso percorso, imparare a scrivere per il cinema?
Gli direi che il percorso che ho fatto io è uno dei tanti possibili, ma a conti fatti è stato anche l’unico che mi ha reso possibile ciò che è venuto poi, che sta venendo e che verrà. Ho seguito i due corsi di sceneggiatura, di I e II livello, con Tracce. Lì ho avuto modo di imparare il mestiere mettendolo in pratica. Perché se vuoi fare lo sceneggiatore devi scrivere, continuamente. Puoi leggere tutti i manuali del mondo, ma l’unica cosa che poi devi, prima o poi, fare è sempre quella: scrivere. E se lo fai seguito da professionisti di livello (per me furono Sorrentino e Nicola Giuliano, e so che Sorrentino partecipa tuttora ad alcuni incontri con i ragazzi di regia, mentre Nicola legge tutti i soggetti e le sceneggiature scritte dai corsisti) tanto meglio. Ho imparato che si può scrivere da solo o insieme ma, indipendentemente da ciò, il parere altrui è sempre indispensabile, dei professori quanto anche dei tuoi colleghi. Lavori su qualcosa di concreto: il soggetto, che è la prima cosa che interessa ad un produttore.
Prima del Ladro di Giorni, Guido Lombardi è arrivato finalista al Premio Solinas già nel 2004 con il soggetto ‘Fate presto‘ che ha vinto nell’anno successivo con la Sceneggiatura di “Scarpe nuove”; entrambi i progetti sono stati sviluppati all’interno del corso Tracce.
Ha poi esordito nel cinema firmando insieme ad altri ventitré registi (tra cui Paolo Sorrentino, Roberta Serretiello e Bruno Oliviero) il documentario “Napoli 24”. È stato sceneggiatore e regista del lungometraggio “La-Bas”, selezionato alla Settimana della Critica della Mostra del cinema di Venezia del 2011 con il quale ha vinto il Premio Leone del Futuro per la migliore opera prima. La sceneggiatura di “La-Bas”, scritta anche in collaborazione con Luca De Benedittis, Marco Gianfreda ed Emanuela Moroni viene presentato alla Settimana della Critica durante la Mostra del Cinema di Venezia nel 2011 e vince la sua sezione e il Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentis”; inoltre viene nominato al David di Donatello come Miglior regista esordiente. A livello internazionale LA-Bas ha vinto il premio Flash Forward al Busan International Film Festival, in Corea del Sud.
Nel 2014 esce nelle sale Take Five che porta in concorso al Festa del cinema di Roma. Lombardi è autore anche di due romanzi, “Teste Matte”, scritto assieme a Salvatore Striano e “Non mi avrete mai” scritto con Gaetano di Vaio, che forse diventeranno dei film o forse no, ma quello che davvero conta è scrivere. Scrivere sempre.
Si tratta di un altro successo di Tracce, dopo dopo Un Nemico che ti vuole bene, anch’esso nato e realizzato da docenti Tracce.
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