Guido Lombardi racconta a Tracce il suo nuovo film “Take Five”

Guido Lombardi e il cast di 'Take five'

Guido Lombardi, ex corsista Tracce (ora tra i docenti), è uno dei fiori all’occhiello e motivo di grande orgoglio: nel 2011 ha vinto il Leone del Futuro al Festival Internazionale del Cinema di Venezia con Là Bas, educazione criminale. Già Premio Solinas (2005 e 2007), Guido ha frequentato due corsi di sceneggiatura Tracce, il base e il master. Legato a questa esperienza, rilascia a Tracce Magazine la prima intervista a fine riprese di Take Five, suo secondo lungometraggio.

Guido, hai appena terminato le riprese per il tuo secondo lungometraggio, Take Five. Racconti a Tracce di cosa si tratta?

Sono state sei intense settimane di lavoro, ma se fossero state otto sarei stato più contento. Questione di budget. Anche questo, come il precedente, è un film low budget. E’ una storia interamente ambientata a Napoli, la mia città, e buona parte in ambiente chiuso, la cava della rapina che i cinque protagonisti organizzano. Si tratta appunto di cinque uomini di cui solo uno conosce gli altri quattro, che invece si incontreranno per portare a termine il colpo. Take Five segue le vicende di questi cinque personaggi: Gaetano (Gaetano Di Vaio) è un rapinatore che ha scontato diversi anni di carcere e ora fa il ricettatore. Peppe detto ‘O Sciomèn (Peppe Lanzetta)è una leggenda del quartiere, rapinatore a sua volta, appena uscito dal carcere dove ha scontato 10 anni. È depresso. Ruocco (Salvatore Ruocco, ex-pugile) è un pugile, costretto agli incontri clandestini dopo aver spaccato una sedia in testa ad un arbitro corrotto. Striano (Salvatore Striano) protagonista dell’acclamato Cesare deve morire dei fratelli Taviani) è un fotografo rapinatore boss di nuova generazione dei Quartieri Spagnoli. Carmine (Carmine Paternoster) è un semplice operaio del comune di Napoli, addetto alle fogne, che conosce a menadito. Ha il vizio del gioco. Una mattina si ritrova nel caveau del Banco di Napoli a causa di una perdita alla rete fognaria. E gli viene un’idea…

Invece come nasce l’idea di Take Five?

Stavo scrivendo con Gaetano Di Vaio (già produttore di Là Bas, ndr) il libro sulla sua vita. E ci viene in mente un gangster movie napoletano. Gaetano ne parla subito ad Abel Ferrara (con cui ha realizzato il documentario Napoli, Napoli Napoli), che si mostra entusiasta. Quindi mi dice che tempo una settimana Abel vuole leggere il soggetto di questo film. Lo butto giù, venti pagine. Per più di un anno l’idea resta quella di farlo con lui. Ma il tempo passa e non si quaglia. Io intanto mi ero appassionato al soggetto e vado avanti a scrivere. Siamo ancora prima di Là Bas. Questo progetto resta tre anni in un cassetto. L’anno scorso lo ritiriamo fuori. Ne ho scritte almeno cinque versioni, e l’ultima dopo due settimane di prove con gli attori, perché i personaggi sono scritti su di loro, cuciti addosso. Inseriamo un umorismo nero, lavoriamo insieme. Tre di loro condividono un’esperienza di vita carceraria che ha dato molto al progetto. La rapina è un pretesto, poi arrivano i colpi di scena…che ovviamente non posso svelare, nemmeno a Tracce!

locandina del film la-basLà Bas era girato al 90% in francese e inglese per tenere fede alla realtà, in questo caso la lingua è il dialetto napoletano?

Assolutamente sì. Ho notato che tutti i film che si tenta in qualche modo di “italianizzare” perdono in verità. Ultimamente ho rivisto Nuovo Cinema Paradiso, ottimo film, ma il fatto che non fosse in dialetto gli toglie forza, verità. Quindi usciremo con i sottotitoli quando necessari. Purtroppo un po’ distraggono, ma sempre meglio che falsificare, rendere meno credibile. Direi che è una scelta quasi obbligata se si vuole raccontare una storia che tocchi le corde emotive.

Con Là Bas hai vinto numerosi premi, ora senti la pressione delle aspettative sul tuo secondo film?

Fin’ora non ci ho pensato, ero troppo impegnato con le riprese. Ho rivisto un po’ del girato e sono piuttosto contento. Più che altro inizio a pormi il problema di cosa vado a dire, come regista, come persona. Cosa racconto e perché. Ecco questo mi mette un po’ sotto pressione.

Il film però è stato distribuito in sole 12 sale. Molti film pluripremiati rischiano di passare inosservati e non visti. Cosa pensi di questa situazione?

Credo che per una certa tipologia di cinema non sia questione di distribuzione, ma di pubblico. C’è un pubblico meno numeroso, certo la distribuzione magari non aiuta. Ma se fai una verifica vedrai che i premi ai Festival non orientano la scelta ad andare al cinema. Reality di Garrone ad esempio, ha vinto un prestigiosissimo premio a Cannes e non è andato oltre i due milioni di euro. Gomorra invece ha beneficiato del successo del best seller. Molto dipende da quanto un film diventa un evento mediatico: se lo diventa, fa botteghino. Il nostro è un pubblico “ ad eventi”. Il film spesso è quella cosa di cui parlare, se ci vanno in molti, ci vanno poi tutti. Quindi le 12 sale di Là Bas diventano un fatto relativo. Dove abbiamo creato richiamo, Roma e Napoli, l’incasso è stato buono. A Milano ci saranno andate 20 persone. Perché la promozione costa e perché quindi o sei interessato al tema, o perché devi andare a vederlo? A Milano molti non sanno nemmeno cosa sia la strage di Castel Volturno.

Hai frequentato Tracce, cosa ricordi di questa esperienza di formazione? Ora sei tu un insegnante Tracce, quale primo insegnamento e consiglio daresti ai tuoi aspiranti colleghi?

I due corsi di formazione Tracce che ho frequentato sono stati un grosso momento di crescita per me. La formazione, quella buona, è fondamentale. Con il corso base e il master io sono venuto in contatto e ho potuto assorbire insegnamenti e consigli dai più grandi professionisti del settore, occasione unica. Se penso che ho avuto modo di confrontarmi con Heidrun Schleef, Francesco Bruni, Giorgio Arlorio…è stato un passaggio davvero fondamentale. Con Tracce ho imparato cosa fa uno sceneggiatore. Poi con l’esercizio, lavorando, migliora l’aspetto tecnico. Ma è importante fare propria la sostanza del lavoro di sceneggiatore. Il premio Solinas vinto con “Scarpe Nuove” è stato merito anche di tutti i consigli dei docenti Tracce che ho seguito. Accettare il punto di vista dell’altro, specie se grande professionista, ti permette di capire cosa funziona al cinema, quale percorso seguire. Spesso chi scrive la storia fa fatica ad ammettere che qualcosa non funzioni, invece è la più grande occasione di crescita. Il consiglio che dò: attenti è un mestiere assai difficile.

Ti appassionano allo stesso modo la fase di scrittura del film e quella di realizzazione? Un film ben scritto è già metà dell’opera?

Preferisco la fase di scrittura per due motivi: il potere assoluto sui personaggi e perché è molto meno faticoso della regia! Inoltre nella regia devi comunque, specie per ragioni di budget, scendere a qualche compromesso. Io anche in questo caso ho lottatto per ridurli al minimo, ma credo che solo Kubrick fosse libero da compromessi….Un film ben scritto è un ottimo punto di partenza, sì!

Quando vedremo Take Five?

Spero dopo Venezia, spero che piaccia ai selezionatori.

Sei Napoletano e la tua terra non manca mai nelle tue storie, come sta reagendo la città all’incendio doloso alla Città delle scienze?

Non ci siamo molto accorti della reazione perché eravamo h24 sul set, ma quello che so è che lo scempio è iniziato molto tempo prima. L’incendio è solo l’ultimo. Come si può pensare di mettere una delle aziende più inquinanti al mondo in una delle baie più belle di Italia? Dagli anni ’60 la bruttezza ha prevalso sul senso del bello, non me lo spiego. Sono 20 anni che parlano di bonifica e nessuno fa nulla. Un mare del genere non balneabile, ma ci rendiamo conto?

Take Five racconta la rocambolesca rapina messa in atto da una variegata umanità e, soprattutto, le sue conseguenze. Take Five si trasforma così in un lento gioco al massacro, nel quale un po’ alla volta vengono a galla i segreti dei rapinatori. Segreti pienamente rivelati solo nel sorprendente finale.
Prodotto da Gaetano Di Vaio per Figli del Bronx, Gianluca Curti per Minerva Pictures Group, Dario Formisano per Eskimo, con Rai Cinema. Il film è riconosciuto di interesse culturale dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale Cinema.
Questo il blog del film: http://takefiveilfilm.blogspot.it/

Facciamo un grosso in bocca al lupo a Guido, ora docente Tracce, per il film e per l’uscita del libro scritto a quattro mani con Gaetano Di Vaio Non mi avrete mai (Einaudi) che uscirà tra aprile e maggio. A presto Guido!

Ylenia Politano

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